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La Gamification nel 2017: dove siamo e dove andremo?
31 gen
Ancora una volta ci ritroviamo, all’inizio del nuovo anno, a fare il punto della situazione per quanto concerne il mondo sempre più vasto della Gamification.
Entriamo subito nel vivo riportando alcuni dati utili a valutare lo stato di salute, se così possiamo dire, del settore: secondo MarketsandMarkets il tasso di crescita a livello globale relativo all’impiego di applicazioni, di piattaforme ed in generale di metodologie che possono essere ricondotte alla Gamification è stato di circa +43,6% nel 2016 rispetto all’anno precedente, con proiezioni di crescita che dovrebbero vedere il volume di affari relativo al settore crescere dai circa 1,65 miliardi di dollari del 2015 a qualcosa come 11,1 miliardi di dollari entro la fine 2020.
Si può quindi affermare ancora una volta che, facendo una sorta di saldo annuale del “mondo Gamification”, l’interesse a questo relativo continua a crescere, a dispetto di crisi o incertezze di mercato.
Abbiamo più volte parlato dei motivi e dei fattori che spingono l’attenzione collettiva verso la Gamification: Karl Kapp, già citato autore di diversi importanti lavori sull’argomento, fa ad esempio notare in un suo recente articolo (che potete trovare qui) che l’interesse sempre crescente per questo campo può essere in parte spiegato dall’appeal che in generale i “games” intesi come “videogiochi” sono in grado di generare a livello globale: secondo l’Entertainment Software Association infatti, nel 2016 nei soli Stati Uniti nel 63% delle case è presente almeno 1 giocatore che si dedica regolarmente al gaming (almeno 3 ore a settimane). Si parla quindi di un interesse largamente diffuso verso il concetto stesso di “gioco” e in tutto quello che questo termine porta alla mente: se è vero che “Gamification” e “gioco” inteso come mero intrattenimento non sono assolutamente la stessa cosa, va riconosciuto però che l’associazione fra i due elementi è inevitabile e che l’intero approccio alla base di questa metodologia è costruito comunque sul concetto di “gioco” (per un approfondimento, vi rimandiamo a questo nostro precedente articolo).
Tuttavia, sempre stando a Kapp questo interesse (almeno quello relativo al mondo del lavoro) nel recente passato ha cominciato a spostarsi: da una semplice curiosità generica indirizzata più che altro al concetto come qualcosa di particolare, al “cos’è la Gamification” per intenderci, si è passati ad un più concreto interesse sul “come e dove possa la Gamification essere efficacemente impiegata”. Esempi di settori relativamente nuovi nei quali la Gamification sta venendo applicata con successo e che sicuramente stanno contribuendo ad alimentare una rinnovata curiosità sono quelli relativi alle pratiche di onbording (anche questo, argomento precedentemente trattato sulle nostre pagine) e di selezione del personale. In questo articolo apparso sul Wall Street Journal viene ad esempio evidenziato come la Gamification venga giù abbondantemente utilizzata nel secondo dei due ambiti sopra riportati, oggettivamente settore di importanza strategica.
Ma andando oltre alle varie aree in cui questo approccio metodologico si stia piano piano sviluppando ed inserendo, è interessante notare come la struttura stessa della Gamification si stia rapidamente diversificando, in base ai metodi ed agli approcci utilizzati: Kapp definisce questo processo “Structural Gamification”, cioè una sorta di “specializzazione” verso cui la Gamification stessa si sta muovendo, in base al settore di utilizzo, con dinamiche e meccaniche via via sempre più raffinate, ottimizzate a seconda delle esigenze.
Sono questi tutti argomenti che richiedono un doveroso approfondimento e che verranno trattati in modo più specifico nei prossimi mesi: possiamo però fin da ora notare come il “mondo della Gamification”, fino a pochi anni fa quasi sconosciuto e senz’altro acerbo (soprattutto qui in Italia) stia ora attraversando un periodo di profonda crescita e trasformazione, sia per quanto concerne la domanda da parte del mercato che l’offerta presentata. Un mondo sempre più sfaccettato e potenzialmente sempre più vario, che aspetta di essere capito e adeguatamente sfruttato.
A presto sulle pagine di Gamification.it per gli approfondimenti e le novità che caratterizzeranno questo 2017 già carico di promesse!
Onboarding e Gamification: un abbinamento naturale
22 giu
Come accennato nel precedente articolo pubblicato qui sul sito, affronteremo oggi un argomento più specifico del solito nel campo della Gamification: al posto di concentrarci sull’impatto di determinate meccaniche sul “lavoro” nel suo complesso, ci focalizzeremo oggi su di un aspetto più specifico e particolare, cioè le pratiche relative ai processi di on-boarding.
In ambito lavorativo per “on-boarding” si intendono tutte quelle meccaniche, quei processi e quelle procedure pensate per consentire ad un nuovo dipendente/neo assunto di apprendere i comportamenti richiesti ed in generale di acquisire le necessarie abilità necessarie per diventare un membro produttivo dell’organizzazione di cui si è entrati fa parte.
Questo processo ricopre un’importanza fondamentale nelle dinamiche lavorative, sia per ragioni ovvie (se un dipendente non viene correttamente formato, difficilmente potrà raggiungere il suo potenziale produttivo), sia per motivi che a volte non vengono considerati: secondo ricerche di settore in corso ormai da diversi anni infatti, circa l’86% dei nuovi assunti decide se impegnarsi concretamente in una società entro i primi 6 mesi dall’assunzione. In pratica, se entro un periodo relativamente breve al dipendente non viene restituita una certa immagine della realtà lavorativa in cui si trova, che rispecchi efficienza, dinamismo ed un generico senso di coinvolgimento, questi inizierà a diminuire gradualmente il suo impegno e comincerà a valutare alternative lavorative, in cui realizzarsi più proficuamente. Questi, oltre alle normali e lecite richieste produttive, sono i motivi per i quale i processi di on-boarding rivestono una grande importanza, proprio perché è tramite questi processi che nei nuovi dipendenti si viene a creare una certa immagine della società in cui lavorano, ed è per questo che è essenziale riuscire a strutturarli al meglio.
Come eloquentemente illustrato dal professor Ladimeji, rinomato esperto del settore, utilizzare la Gamification può fornire l’interessante opportunità di “ringiovanire” i normali processi di on-boarding, rendendoli più coinvolgenti e consentendo così ai nuovi assunti di adattarsi alla loro realtà lavorativa più rapidamente e proficuamente, riducendo i tempi richiesti per raggiungere il proprio potenziale produttivo e soprattutto limitando eventuali abbandoni, dannosi per un’azienda in quanto su ogni nuovo assunto si investe tempo per la formazione e risorse, a prescindere che questa risulti efficace o meno.
Nel loro libro Successful Onboarding, frutto di una ricerca molto interessante condotta da Mark Stein e Lilith Christiansen, gli autori identificano 4 fattori principali intorno ai quali strutturate i processi di on-boarding, cioè:
- Riconoscimento del lavoro svolto da parte del dipendente;
- Incentivi da assegnare per portare a termine gli incarichi ricevuti;
- Supporto interpersonale;
- Obiettivi precisi da raggiungere;
Come chiunque segua questo sito avrà notato, tutti i fattori appena elencati costituiscono elementi ricorsivi nei processi di Gamification. Abbiamo avuto più volte modo di parlare di meccaniche quali:
- Assegnazione di badge => Riconoscimento;
- Assegnazione di punteggi in base alle azioni svolte e gestione di leaderboard e classifiche => Incentivi;
- Formazione di squadre e team che possano svolgere in gruppo specifici compiti => Supporto interpersonale;
- Assegnazione di task e goal chiari, assegnati ai dipendenti in base alla loro attività lavorativa => Obiettivi precisi;
Tutte queste meccaniche ricalcano fedelmente quelli che sono i 4 fattori chiave dell’on-boarding identificati da Stein e Christiansen, a riprova del fatto che la Gamification trova in questo settore una collocazione ideale, in grado potenzialmente di generare concreti miglioramenti in quello che abbiamo visto rappresentare un fattore critico nei processi lavoratovi di qualunque società.
Ancora una volta si evidenzia quanto sia fondamentale per una società saper sfruttare al meglio gli strumenti che oggi ci vengono forniti, così da potersi adattare efficacemente alle nuove sfide che ci troviamo ogni giorno ad affrontare.